Era la stagione teatrale 1992/93, precisamente il mese di marzo 1993, quando Oylem Goylem faceva il suo debutto al Teatro Vascello di Roma.
Il nostro sistema teatrale tende a macinare gli spettacoli imponendo un turnover delle produzioni che non dipende dal loro valore o qualità intrinseci, ma da un iter burocratico che impone i suoi ritmi e obbliga le compagnie a continue “novità”. Tali novità, in molti casi, di nuovo hanno solo il nome. A volte capita invece che un’opera di teatro riesca ad avere lunga vita. Quando ciò accade siamo probabilmente in presenza di un evento che va al di là del fatto messa in scena. Oylem Goylem di Moni Ovadia è sicuramente uno di questi eventi. Non si tratta di essere bello o ben recitato, non è questione di talento o di felice timing. Oylem Goylem è un vero e proprio fenomeno epocale che in qualche misura ha modificato il tessuto culturale del nostro paese. Con la forza della sua solenne semplicità e vitalità ha trapiantato, reso familiare e necessario al pubblico italiano l’humus del mondo yiddish.
La filosofia umoristica che anima Oylem Goylem è un potente antidoto contro violenze, intolleranze e razzismi vecchi e nuovi, è uno spettacolo che si vuole vedere e rivedere, si desidera che i nostri cari e i nostri amici che non lo hanno visto possano vederlo per condividere con noi un’esperienza unica. Per queste e molte altre ragioni abbiamo chiesto - insieme al CTB Centro Teatrale Bresciano - a Moni Ovadia di riprendere il suo spettacolo cult.