JACOPO FO

COME È ESSER FIGLIO DI FRANCA RAME E DARIO FO

“Un giorno mio padre mi regalò l’unico consiglio sulla scrittura che mi abbia mai dato: mi disse che se mentre scrivi ti inchiodi e la storia non va più avanti, molto probabilmente hai preso una deviazione sbagliata. Allora devi tornare indietro fino all’ultimo passaggio che ti convince, ti appassiona, e da lì
riprendere il racconto cercando un diverso sviluppo… Quando sono arrivato a scrivere gran parte di questo racconto mi sono inchiodato.”
Così inizia il racconto di Jacopo Fo che raccoglie in un libro, che poi si fa spettacolo, una serie di racconti e ricordi per cercare di rispondere alla domanda che in assoluto gli è stata fatta più volte nel corso della sua vita: Com’è esser figlio di Franca Rame e Dario Fo? Ma anche...Com’è crescere con due genitori così? Cosa ti hanno lasciato? Cosa hai imparato?
Tutte curiosità ai cui cerchi di dare una risposta, quesiti che all’inizio di un’intervista sai già che ti verranno posti. Domande alle quali pensi sempre di avere la risposta pronta, ma mentre tu parti per rispondere con la solita tiritera ti succede che sempre nuovi ricordi ed emozioni ti riaffiorano alla mente.
In questo racconto Jacopo Fo cerca di portarci un po’ nel suo mondo di guitti e attori girovaghi, di affabulatori, di scenografi e disegnatori di favole che hanno sempre delle salde fondamenta nella storia del nostro paese. “Quello che penso di poterti segnalare scrivendo questo racconto, è l’esistenza di alcuni meccanismi elementari che nella mia storia sono stati particolarmente importanti perché sono nato in una famiglia governata dagli estremi, da situazioni al limite della realtà, e ho visto cose che a non tutti
capita di vedere.
Quel che mi interessa raccontare è il punto di vista inusuale dal quale mi sono trovato a guardare.
In effetti, in questo momento non ho esattamente la capacità di dare grandi consigli o di dire verità immense e universali. Scrivo per mettere in fila i fatti salienti e magari capirci qualche cosa, pensando contemporaneamente che una simile sfilata di eventi possa servire a qualcun altro che magari possa
arrivare a sintetizzare qualche idea sensata su cosa stiamo qui a fare, vivi, e cosa potremmo fare di utile o quantomeno di gradevole.”

ESTRATTI
Franca, una santa
Per lei la gente aveva un particolare rispetto. Ed è proprio la parola adatta: “rispetto”. Quando è morta più di un compagno, ricordando una delle infinite imprese, mi ha detto: “Sai quando mi telefonava tua madre dovevo alzarmi in piedi”. Cioè a dire che doveva mettersi sull’attenti... Non che mia madre si comportasse come un generale e desse ordini. Chiedeva continuamente consigli e poi li ascoltava pure. Poi le persone adoravano realizzare quel che lei domandava...
Al suo funerale c’erano migliaia di donne con la sciarpa rossa. Molte compagne quel giorno e negli anni successivi mi hanno preso da parte e mi hanno detto: “Solo grazie a tua madre ho trovato il coraggio di raccontare la violenza che ho subito anch’io”. Franca era un punto di riferimento, qualunque tempo
facesse in cielo su di lei potevi contare. Mesi fa mi ha telefonato una donna: “Volevo dirti che devo ringraziare tua mamma perché mi ha risolto una situazione drammatica!” E io: “Grazie, ma Franca è morta ormai da anni...!” “Sì, ma lei mi ha aiutato pochi giorni fa! Ero disperata e ho detto: Franca aiutami tu! E lei mi ha detto cosa fare e ha funzionato!” Ascolto interdetto. Vuoi vedere che viene fuori un
culto para religioso? Santa Franca delle cause impossibili!

Organico

  • di e con: Jacopo Fo
  • regia: Felice Cappa
  • produzione : C.T.F.R.
  • distribuito da: Corvino Produzioni