Il Ballo
di Francesco Niccolini
dall'omonimo romanzo di Irène Némirovskj
con Serra Yılmaz
Regia di Roberto Aldorasi
Corvino Produzioni con Accademia Perduta Romagna Teatri
“Il Ballo” è una storia perfetta: pochi personaggi, disegnati in un lampo e con brevi tratti,
eppure perfettamente riconoscibili, e un incedere di eventi che precipitano in pochi giorni
verso una fine inattesa e tragicomica, stupida, piccola eppure enorme, per le conseguenze
sulle persone coinvolte.
Una famiglia di arricchiti, provinciali e ignoranti, una moglie che non vuole invecchiare e
che sa di potersi finalmente godere la vita. Un marito che pensa solo agli affari e non riesce
a porre argine alle volontà smodate e ai dispetti della consorte. Una figlia quattordicenne
che sta abbandonando il corpo di ragazzina crisalide per diventare femmina e donna, con
tutto il caleidoscopio di sentimenti, desideri e sofferenze della sua età.
Intorno un mondo di “nemici”, secondo la gretta e sprezzante filosofia della padrona di
casa: una istitutrice inglese, una maestra di pianoforte, un maggiordomo e una servitù
buona solo a rubare pane e stipendio.
Tutti insieme vivono l'attesa del grande ballo, una festa danzante che la “signora” vuole
offrire a tutti i nobili e ricchi della città – qualunque essa sia – per affermare ricchezza e
strapotere della famiglia. Ha pensato a tutto, e tutto trasuda arroganza ed eccessi. Ha solo
trascurato un dettaglio, un piccolo dettaglio: la sua adorata bambina...
“Il Ballo” è il romanzo breve attraverso il quale la giovanissima scrittrice russa trapiantata
a Parigi si affermò in Francia nel 1930: una carriera folgorante, con romanzi strepitosi,
ricchi di una umanità complessa e spesso ributtante, volgare, pronta a tutto per la
ricchezza e per soddisfare le proprie voglie. Figlia di un banchiere russo che sopravvive alla
Rivoluzione d'Ottobre, e di una donna in tutto e per tutti identica alla protagonista di
questo romanzetto geniale, Irina (poi Irène) Némirovsky attraversa in prima persona la
grande storia della prima metà del Novecento, pagandone le conseguenze: morirà ad
Auschwitz, da sola, nel 1942, un mese dopo essere stata internata. I suoi romanzi sono
rimasti per molti anni in una valigia.
Francesco Niccolini